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Patrimonio artistico

Acquerello del pittore lucchese Vincenzo Barsotti

Il soggetto non è immediatamente identificabile e non esistono dati precisi per concludere che si tratti di un tema lucchese: il portico con i leoni stilofori risulta infatti una tipologia non attestata in città. E' assai probabile che si tratti di un'immagine di fantasia.

Dipinto su tavola raffigurante"S.Giovanni Battista"di Pietro Da Talada

L'opera, della quale si conserva una preziosa descrizione dei primi del secolo, costituisce il laterale sinistro del polittico che Pietro da Talada (detto Maestro di Borsigliana) dipinse per la chiesa di Rocca Soraggio in Alta Garfagnana nel 1463.

Il polittico fu rubato negli anni venti, il pannello centrale e il laterale in questione ricomparvero separatamente sul mercato antiquario internazionale e la relazione tra le due opere, peraltro inequivocabile, venne riconosciuta intorno agli anni settanta. L'acquisto del pannello laterale dell'opera in parola è risultato di notevole importanza per le collezioni lucchesi in quanto ha integrato l'opera già conservata nel Museo Nazionale di Villa Guinigi; infatti il pannello centrale venne acquistato per il Museo nel 1985 e costituisce l'unica opera, nelle collezioni pubbliche lucchesi, di questo pittore assai peculiare.

Olio su tela del 1600 raffigurante"Madonna con Bambino, S.Michele Arcangelo, S.Chiara e S.Amatore Confessore non Pontefice"

Il dipinto si trova attualmente presso l'altare della Chiesa di S. Micheletto.

Piatto in Maiolica di Montelupo

Il Piatto in maiolica di Montelupo con la rappresentazione del Crocifisso detto "Il Volto Santo"; un'opera particolarmente significativa per la collezione della Fondazione, poiché l'immagine del Volto Santo, oltre a rappresentare simbolicamente la città di Lucca è anche il marchio della Cassa di Risparmio.

La perizia commissionata ne ha attestato l'autenticità e la riferibilità alla produzione di Montelupo della fine del XVI secolo, pur con specifiche caratteristiche che ne fanno presupporre l'appartenenza ad una fornitura particolare, probabilmente su commissione di un patrizio lucchese, come si evince dall'epigrafe sul bordo, che contiene un accenno alla "libertà", chiaro riferimento all'ambiente lucchese, che in tal modo marcava la sua differenza "repubblicana" dal Granducato mediceo.

Quadro raffigurante"Il seppellimento del Corpo di Cristo"del pittore lucchese Pompeo Batoni

 (olio su tela, cm.78 x 51,7) - Trattasi del modello della pala d'altare eseguita dal Batoni per l'altare del Santo Sepolcro nella cappella della Chiesa della SS.Trinità di Crema, eseguita probabilmente attorno al 1761.

 

La tela, in ottimo stato di conservazione, da Anthony Clark, ritenuto ancora il massimo esperto del pittore lucchese, è stata inserita nel catalogo delle sue opere autografe.

Quadro raffigurante il busto del Volto Santo

In legno d'ebano in parte dorato, su fondo in stoffa.

Torchio per incisioni a secco del 1800

Con supporto in legno in stile recente, completo di punzone con l'effigie del Volto Santo.

Volto Santo del 1600 in cartapesta verniciata

L'opera è in parte dorata, affissa su croce in legno.

Statua in argento raffigurante S. Francesco d'Assisi

Statua in argento raffigurante S. Francesco d'Assisi eseguita da Giovanni Francesco Chelucci, noto argentiere lucchese, la cui attività risulta documentata nel periodo 1712-1729.L'opera, eseguita su lamina d'argento sbalzato e cesellato, è situata su piedistallo a sezione triangolare in legno di pero nero; nella parte posteriore della tunica del Santo è impresso il punzone "FC", corrispondente all'argentiere lucchese.

Banchetto musicale di Pietro Paolini

Olio su tela raffigurante un banchetto musicale attribuito al pittore lucchese Pietro Paolini.

Nel corso dell'esercizio 1994 fu acquistato da un privato un quadro raffigurante una scena allegorica a otto figure (olio su tela, cm.174x133), da attribuirsi, secondo una stima della studiosa Patrizia Giusti Maccari, al pittore lucchese Pietro Paolini (1603-1681). Non ricordato dalle fonti storico - artistiche e bisognoso di opere di restauro delle quali la Fondazione si è fatta carico, il dipinto è comunque buona testimonianza dell'attività svolta dall'autore attorno alla metà del Seicento, quando, nel pieno della maturità, privilegiò l'esecuzione di scene allegoriche, il cui significato è spesso incentrato sulla caducità e sulla vanità delle cose umane. Fu questo il periodo in cui, ormai affermato, aprì a proprie spese un'accademia a Lucca, dove, a seguito della morte del "rivale" Paolo Biancucci, fu il massimo protagonista della scena artistica.
Assecondando una predisposizione personale, il Paolini all'esecuzione di opere a soggetto sacro sembrò preferire quella di opere profane, delle quali il dipinto costituisce valido esempio, ed a Lucca apparve come l'unico in grado di proporre questo genere pittorico, incontrando il favore di una committenza estremamente raffinata e di censo. Tale acquisto ha permesso di salvaguardare una valida testimonianza di un periodo particolarmente fecondo per la cultura locale che, altrimenti, sarebbe potuta andare dispersa.