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Angeli Custodi - La Storia, gli Orari

STORIA E MERAVIGLIE DELL’ORATORIO

 

Un ingresso anonimo, a pochi passi dall’abside della Chiesa dei Santi Simone e Giuda, introduce a uno degli ambienti più inaspettati e sorprendenti mai concepiti in oltre mille anni di architettura religiosa a Lucca.

L’Oratorio degli Angeli Custodi rispetta in questo una caratteristica ricorrente dell’edilizia lucchese di epoca barocca: a un aspetto esterno modesto corrisponde un’organizzazione e decorazione degli interni ricca e articolata, improntata a uno sfarzo moderato, secondo il gusto ‘garbato’ tipico della città, ma profondamente luminoso ed elegante.

L’edificio presenta un fronte molto semplice, sormontato da un timpano e da una copertura a capanna. La facciata, costituita da una spartana parete intonacata, si prolunga leggermente sul suo lato sinistro, dove è collocato il portale d’ingresso. Delimitato da una lineare cornice in pietra, era sormontato, fino a qualche decennio fa, da un grande affresco, unico elemento che segnalava la presenza dell’Oratorio. Nel dipinto, oggi all’interno, un Angelo custode, etereo nelle vesti mosse dal vento e coi piedi leggermente sollevati dal suolo, indica a un fanciullo, tenuto per mano, la via della salvezza, proponendosi come guida e protettore, intermediario con Dio.

 

ORARI DI APERTURA e VISITE GUIDATE

 

 

LA CONGREGAZIONE DEGLI ANGELI CUSTODI

La Congregazione nasce nel 1627 per volere del lucchese Bonaventura Guasparini (1579-1659), un «religioso secolare» che dedicò la vita agli ultimi e ai più sfortunati. Carlo Guinigi gli concesse di risiedere in una casa, proprio laddove sarebbe sorto l’Oratorio, con la possibilità di usare la vicina chiesa dei Santi Simone e Giuda. Qui alla pratica religiosa si affiancarono ‘lezioni’ per i fanciulli meno abbienti della città, cui Bonaventura insegnava a leggere e a far di conto, affiancando, da vero pioniere, all’apprendimento la dimensione ludica. Un’opera di carità attiva svolta tra 1613 e 1631, fino allo scoppio della peste, e poi proseguita ampliando la platea dei ragazzi ammessi. La Congregazione, si ‘rivolge’ all’Angelo Custode in un periodo di grande fortuna devozionale per il suo culto che, dal 1570, veniva festeggiato il 2 ottobre.

 

LA COSTRUZIONE DELL’ORATORIO

Grazie ad alcune donazioni Bonaventura acquista l’immobile dietro la chiesa di San Simone e Giuda da adibire a sede stabile per la congregazione. Con una spesa di 6000 scudi si costruisce quindi l’edificio su progetto di Vincenzo Paoli.

La prima pietra viene posta il 13 aprile del 1638 e già il 1 ottobre vi viene celebrata la prima messa. I lavori vengono completati per l’ottobre dell’anno successivo e da quel momento l’oratorio risulta utilizzato con regolarità.

«BONAVENTURA GASPARINI FONDATOR 1638» è infatti l’iscrizione posta sul piedistallo del busto di Bonaventura, ‘svelato’ da due angeli all’interno di una nicchia secondo una ‘sceneggiatura’ tipicamente barocca, messa in atto, probabilmente, dallo scultore carrarese Giovanni Lazzoni. Il fondatore, che nel muore 1759, trova poi sepoltura davanti all’altare dell’Oratorio.

Nel 1808, in periodo napoleonico, la congregazione viene soppressa, come molti altri istituti religiosi lucchesi, e l’oratorio viene riaperto al culto solo nell’aprile del 1814.

 

LA DECORAZIONE PITTORICA

Un’esplosione di colori e di armonia. Sebbene concepito con attento equilibrio, l’apparato pittorico dell’Oratorio risponde è un esempio ‘da manuale’ di sfarzosa decorazione barocca e si presenta come un caso unico nel contesto lucchese. Il progetto decorativo è stato concepito grazie all’intervento del pittore Giovan Domenico Lombardi (1682-1751), sicuramente dopo scomparsa di Bonaventura, decisamente lontano da questa idea di sfarzo.

Protagonista del Settecento lucchese Lombardi ideò un complesso sistema di rimandi decorativi e iconografici verosimilmente intorno al secondo decennio del Settecento, alla’apice della sua carriera. Alla fine del Settecento, infatti, gli veniva attribuita la «pittura del coretto sopra l’altar maggiore», ma non c’è ragione di dubitare che tutto l’impianto, quanto mai coerente, appartenga a una medesima mano, che intervenne a sostituire le decorazioni seicentesche di Matteo Boselli e del Fondagna.

Nell’Oratorio raggiunge armonia e coerenza proponendo tonalità nitide e luminose che sottolineano la maestosità ed esaltano i dettagli. Nell’area del presbiterio, ‘incorniciata’ da un piccolo coro in legno intagliato e dipinto, propone un sottile gioco prospettico composto da piani sfalsati che vanno dall’arco trionfale alla parete di fondo, arrivando al culmine della solennità.

Al centro dell’arco, una statua lignea pitturata ad imitazione del marmo è custodita in una nicchia dove l’Angelo è svelato alla vista da una coppia di grandi angeli, riprodotti illusionisticamente dal pittore. Sul cornicione le due finte statue di angeli oranti sono affiancate da putti con un festone floreale, realizzati parzialmente in stucco. L’illusione pittorica si intreccia con realizzazioni materiali, in un’alternanza tra finzione e realtà che disorienta e stordisce i sensi dello spettatore.

Un’atmosfera che incontriamo anche nella parete di fondo dell’oratorio, con la Madonna col Bambino che compare tra le nubi o sulle pareti della tribuna dove, all’interno di ovati monocromi, il pittore ha inserito le Virtù.

Sicuramente più tarde le decorazioni della controfacciata, dove si stagliano, in corrispondenza della cantoria e del suo organo ottocentesco, una serie di stemmi legati da racemi vegetali, volute, mascheroni e pendane di frutta e fiori, appartenenti alle numerose famiglie che tra Sette e Ottocento supportarono l’attività della Congregazione.

La decorazione delle pareti è per lo più funzionale ad armonizzare col contesto le nove tele dedicate ad altrettanti episodi della storia biblica in cui l’intervento degli angeli svolge un ruolo decisivo.

 

   

 

LE TELE

Entrando, sotto la cantoria, il quadro con l’Ultima Cena, di autore ignoto, è circondato da finte cartelle marmoree con figure di angeli che mostrano gli strumenti della Passione. Le pareti laterali ospitano un ciclo di tele, realizzato durante la seconda metà del Seicento, che propone un percorso narrativo di avvicinamento all’altare marmoreo, centro della liturgia e fulcro visivo della decorazione, che fino a qualche decennio fa ospitava un dipinto ovale eseguito da Pietro De Servi (1830-1907), padre del più celebre Luigi, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù e di Maria.

Sopra l’altare è tuttora in loco l’ottocentesco crocifisso ligneo con raggi dorati, mentre sul paliotto sotto la mensa dell’altare emerge il tondo su tavola raffigurante l’Angelo custode, ‘nume tutelare’ della Congregazione.

 

Incontriamo dunque un San Girolamo ha la visione dell’Apocalisse, di anonimo pittore del Seicento, lo splendido Agar e l’angelo (1660) di Girolamo Scaglia (1620 ca.-1686), L’Angelo Custode raccomanda un bambino alla Sacra Famiglia (1704) di Filippo Dinelli, Gli angeli affidano i fanciulli alla protezione del Volto Santo (prima del 1657) di Matteo Boselli (1593-1668 ca.) e i colori accesi  del San Michele Arcangelo abbatte il demonio dipinto nel 1661 da Pier Filippo Mannucci (1601-1669).

Altra bellissima prova dello Scaglia è La scala di Giacobbe del 1679, mentre i due dipinti più prossimi all’altare sono due tele del 1664 realizzate dal celebre ritrattista alla corte medicea Antonio Franchi (1638-1709): Il Trionfo della Chiesa del 1664 e Cristo servito dagli Angeli.

 

   

 

IL RESTAURO

Utilizzato per lo svolgimento dei servizi religiosi del Ricovero Artigianelli, istituito nel 1914 per fornire un’educazione morale e civile ai ragazzi cresciuti in situazioni disagiate, l’Oratorio svolge poi la funzione di auditorium dell’Istituto Musicale Diocesano Raffaello Baralli e giunge in uno stato di conservazione precario ma non drammatico agli inizi del nostro secolo.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, nell’intento conservare e recuperare questo raro gioiello di arte barocca e di restituirlo ad una pubblica fruizione ed utilità, ha ottenuto dall’Ente Diocesano, detentore del complesso, un comodato d’uso gratuito e quindi avviato nel 2017 un’intensa campagna di recupero anche grazie al contributo di Azimut Holding SpA, che ha sostenuto direttamente il restauro di sette delle nove tele presenti.

Le operazioni di restauro hanno consentito un generale risanamento della struttura che ha visto la demolizione e il rifacimento ex novo di tutta la copertura dell’Oratorio, la messa in sicurezza di affreschi, cornicioni e paraste e il completo recupero di tutti gli elementi lignei e lapidei che compongo con gli affreschi il complesso e affascinante dialogo tra elementi dipinti e decorazioni materiali. Sono inoltre state apportate alcune migliorie per garantire la conservazione degli elementi artistici e accorgimenti funzionali a fare dell’Oratorio un luogo di vita, di cultura e di condivisione, dove svolgere incontri a tema musicale, storico e divulgativo, nonché permettere a turisti e cittadini di fruire di questa meraviglia nascosta riportata a nuova luce.

 

 

 


 

STORIA E MERAVIGLIE DELL’ORATORIO

Orari di apertura

Riapertura al pubblico a partire dal 30 marzo, nei giorni di sabato e domenica (più i festivi) con orario 10.00-19.00.

Sono previste aperture straordinarie, col medesimo orario, lunedì 1° aprile (Pasquetta) e giovedì 25 aprile. L’Oratorio resterà ovviamente chiuso al pubblico mercoledì 1° maggio, sebbene si tratti di una festività.