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LA CASA DEL DOPO DI NOI

 

 

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Nascerà in via Elisa la Casa del Dopo di noi

 

Con l’atto di costituzione di vincolo di destinazione, è stata posta di fatto la prima pietra per la realizzazione della "Casa del dopo di noi”: due comunità-alloggio protette, per disabili, da 8 posti ciascuna, oltre a 4 posti per le emergenze. Le due comunità avranno sede nell’immobile di via Elisa di proprietà della Congregazione delle Suore Ministre degli Infermi e, più esattamente, nella porzione del Monastero della Santissima Trinità posto all’interno dell’isolato compreso tra via Elisa, via del Fosso, via del Calcio e via San Micheletto.

 

L’atto è stato sottoscritto da Marcello Bertocchini, presidente della Fondazione, e da suor Juliana, al secolo Beatriz Terezinha Fracasso in qualità di legale rappresentante della Congregazione Ministre Degli Infermi di S. Camillo. Presente anche la superiora generale dell’Ordine, suor Lauretta Gianesin, i quali, insieme alla vicepresidente della Fondazione CRL, Lucia Corrieri Puliti, hanno poi presentato il progetto nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nell’Auditorium del Complesso di San Micheletto.

 

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Il commento del presidente Marcello Bertocchini

L’atto segna l’inizio di un percorso, un progetto cui lavoriamo da tempo che ben rappresenta le aspirazioni e gli obiettivi della Fondazione nell’ambito dell’attività sociale. Un punto di partenza che arriva dopo un lungo lavoro di squadra che ha visto all’opera un gruppo composto, oltre che dalla Fondazione CRL, dalla Fondazione per la Coesione Sociale e dall’ANFFAS di Lucca

 

 

 

Il progetto, realizzato dell’architetto Giovanni Saccani (con il coordinamento generale del responsabile tecnico della Fondazione, Franco Mungai), prevede la realizzazione di una residenza per il “Dopo di Noi”, capace di accogliere una comunità di 20 disabili, suddivisa su tre moduli di 8+8+4, attività affine a quella che storicamente era presente nell’edificio e alla missione della Congregazione delle Suore Ministre degli Infermi di S. Camillo.

 

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Essendo presente un vincolo monumentale sull’immobile, è stata presentata alla Soprintendenza di Lucca, la richiesta di autorizzazione per gli interventi da realizzare sulle facciate esterne dell’edificio. Successivamente verrà presentata un’ipotesi di intervento di manutenzione e restauro dell’interno, che prevede, tra le altre cose, anche l’inserimento di elementi architettonici aggiuntivi esterni (copertura a vetri di una porzione della corte su via Elisa e inserimento di un ascensore esterno, sempre a vetri per l’accesso al museo).

 

 

Gli interventi nel dettaglio

 

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L’intervento riguarderà l’intero edificio e non soltanto la parte interessata dalla realizzazione della residenza, così da riportare al vecchio splendore l’intero isolato.

 

ESTERNI:

  • revisione generale dell’intonaco e successiva coloritura;
  • restauro degli elementi lapidei;
  • revisione della copertura e delle gronde;
  • il restauro o la sostituzione degli infissi esterni.

INTERNI:

  • nuovo blocco scale e ascensore per il movimento di persone non autosufficienti che collegherà tutti i piani dell’edificio, dal piano interrato sino al piano terzo.

SUDDIVISIONE PER PIANI:

  • piano interrato: spogliatoi del personale di servizio e locali tecnici per il funzionamento della struttura;
  • piano terra: attività di gruppo, ricreative, e di socializzazione.
  • piano primo: primo nucleo di alloggi da 8 ospiti disposti in 3 camere doppie e 2 singole corredati da due servizi igienici al piano; soggiorno e mensa con annessa dispensa, al piano sarà presente anche un presidio per il personale dotato di autonomo servizio igienico oltre a un bagno assistito;
  • piano secondo: secondo nucleo di alloggi da 8 ospiti; servizi e disposizione identica al primo piano;
  • piano terzo: terzo nucleo di alloggi composto da 4 ospiti che verrà utilizzato in caso di emergenza. Due camere doppie, bagno per disabili e bagno assistito

 

 

 

Le risorse

 

Il progetto prevede un intervento di adeguamento del costo complessivo di circa 2,5 milioni di euro. La Congregazione si è dichiarata disponibile a contribuire all’intervento, sostenendo direttamente i relativi costi fino a 500.000 euro e a collaborare attivamente alla gestione delle Comunità. Il progetto, fra l’altro, è stato recentemente illustrato all’ANFFAS di Lucca, che ne ha condiviso le linee essenziali.

Per la realizzazione del progetto, la Fondazione ha istituito un nuovo intervento diretto, con uno stanziamento complessivo di 2 milioni

 

 

La storia dell'immobile

 

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Il complesso nel suo aspetto attuale è frutto di una serie di stratificazioni edilizie che si sono sommate nei secoli: lo sviluppo architettonico del Monastero vede le proprie sorti legate alla Compagnia e Spedale della SS. Trinità.

Nel 1562 un piccolo raggruppamento di devoti istituì la Compagnia della Pietà, alla quale fu aggiunto nel 1580 al suo titolo anche l’altro della SS. Trinità.

Avendo acquisito dalle Monache di San Micheletto una casa con orto e due appezzamenti di terreno a pochi passi fuori dalla Porta S. Gervasio, la Compagnia della Pietà e della SS. Trinità decise di trasformarla in ospedale e costruire sui terreni una nuova chiesa.

 

Alla caduta della Repubblica aristocratica e l’avvento del periodo Napoleonico, fu decretata la soppressione degli ordini religiosi e l’incameramento dei relativi beni mobili ed immobili.

Situazione cambiò ben presto con l’arrivo dei Borboni nel 1814.

È in quegli anni che le sorti del Monastero si legano alla figura della Beata Domenica Brun Barbantini (1789-1868): con la sua intercessione e il volere di Maria Luisa di Borbone, dapprima, nel 1826, si insediarono le Suore Salesiane, e successivamente, nel 1841, fu fondato l’Istituto delle Suore Oblate Infermiere.

Il 30 gennaio 1846 le Suore acquistarono la Casa Lembi, che però fu demolita e ricostruita e che corrisponde all’attuale Casa Betania, posta sull’angolo tra la Via Elisa e la Via dei Fossi.

Un altro fatto rilevante avvenne tra il 1848 – 1850 con l’occupazione della piazzetta antistante la Chiesa di San Micheletto, dove il Comune di Lucca, su richiesta della Barbantini e con parere positivo dell’Architetto comunale Giovanni Lazzarini, nonostante le rimostranze e l’opposizione delle suore di clausura di San Micheletto, ne cedette la proprietà, con le opportune prescrizioni finalizzate a completare la costruzione dell’edificio all'angolo tra via Elisa e via San Micheletto.